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Un poeta di paese

GIUSEPPE DI LIETO è nato a Maiori, al centro della Divina Costiera Amalfitana, il 16 gennaio 1927 da Giuseppe sr. e Cecilia Naddeo. Dopo una brevissima esperienza nel Seminario Arcivescovile di Amalfi, nel 1942 parte giovanissimo volontario nella Regia Marina. L'8 settembre 1943 lo trova a Pola; attraverso fortunose peripezie riesce a tornare indenne nella sua casa. Nel dopoguerra vive tra Roma e Milano, facendosi apprezzare per i suoi numerosi brevetti. Torna a Maiori con l'idea di ricreare in Costa d'Amalfi il "Giardino di Epicuro". Attivo e fattivo promotore dello sviluppo turistico, sociale e industriale, ravviva con le sue geniali intuizioni l'Agorà Maiorese.

Un dì lieto a Maiori
nel
giardino di Epicuro

Pensieri...stonati*

di

Peppino Di Lieto

Terra del Sole edizioni

*Nun so' 'ntunato al coro del popolo belante,
io canto 'nata cosa so' un ESSERE PENSANTE.

PRESENTAZIONE

Peppino Di Lieto è poeta vero, che non deve compiere particolari esercizi per mettere in versi, armoniosamente scorrevoli, i concetti che vuole manifestare. Gli vengono con una spontaneità che stupisce. Le sue liriche s'inseriscono nel solco della grande tradizione napoletana, anche se dal punto di vista lessicale e ortografico fanno riferimento alla "parlata" maiorese, forse per agevolarne la comprensione ai concittadini. Del resto è lui stesso a confessare: «Io scrivo come penso, io penso in dialetto...».

Peppino trae ispirazione dagli eventi, dalle situazioni, dalle persone che "attraversano" il vivere quotidiano, che si consuma per lo più sul corso Reginna, "salotto buono" di Maiori, luogo d'incontro e di dialogo. Si dichiara epicureo, è dissacrante nelle opinioni e nei giudizi, si autodefinisce "stonato", ma solo perché gli piace rimanere fuori dal coro. Ama intensamente il suo paese, vorrebbe che tutti lo amassero allo stesso modo e si arrabbia quando le sue idee, le sue proposte, sempre intelligenti, a volte geniali, non vengono trasformate in atti concreti. Ricorre alla poesia non solo per trasmetterci le sue emozioni, ma soprattutto per esternare le sue contestazioni. Si trasforma, così, in un novello Pasquino, pungente quanto basta, efficace. Cito un esempio: la "filippica" contro gli "intellettualoidi".

"Sfruculea" il Palazzo, che fu dei Mezzacapo, e tutti i Palazzi del potere. Evidenzia, con un'arguzia sferzante, mai irriguardosa, le stranezze e le incongruenze della politica e si mostra solidale con "l'ultimo comunista", che un perverso gioco di alleanze tra i partiti costringe, nella solitudine della cabina elettorale, a esprimere sulla scheda un voto non corrispondente ai suoi ideali e alle sue convinzioni.

In certe liriche, che hanno stimolato una interessante ricerca storico-antropologica condotta dagli alunni della locale scuola elementare, affascinati dalla sua facilità di raccordare il passato al presente, tanto che lo hanno "adottato" come "nonno", Peppino Di Lieto fa emergere una Maiori sparita, rintracciabile - non si sa fino a quando - solo nella memoria collettiva: quella delle trasportatrici di limoni - che chiama "furmechelle" -, e dei pescatori. E' una rievocazione appassionata, la sua, con una conclusione amara: una volta non si aveva di che campare, ma si era uniti; ora, che c'è il benessere, si vive in una conflittualità permanente. Anche nella "rivisitazione" dei giochi dell'infanzia nei cortili del Casale dei Cicerali, e delle usanze del vecchio quartiere, dà sfogo a una cocente nostalgia, implicito rimpianto di una stagione, di un mondo e di personaggi ormai lontani. In altre poesie affronta i vizi di questa nostra società.

Sul tema attualissimo della pace, dibattuto e strumentalizzato, Peppino Di Lieto sostiene che «la pace è un'utopia, / è una parola vacua, è solo una bugia». Mentre la guerra «è tutta 'n'ata cosa, è 'na cosa verace»: una sciagura per chi la subisce e ne paga le conseguenze. Sembra di risentire, attraverso la sua parola, la indimenticabile voce di Eduardo De Filippo: "Io vulesse truvà pace / ma 'na pace senza guerra...".

Sigismondo Nastri

SCRIVO

Io scrivo come penso, io penso in dialetto.
Tradurre un mio pensiero, per me non è un diletto.
Tradurre una parola esempio "pucundrìa"
che esprime sentimento, musica, poesia,
occorrerà un trattato, non basta un dizionario
perché non troverai il senso originario.

I RICORDI

'E FURMECHELLE

"Che ne sape 'ra fatica il contado di pianura
che se mette appriess' ai buoi quann' e' 'o tiemp' 'e l'aratura"

accussi' gli rispunnevo a 'n amico Mantovano,
lui credeva che da nuje ce tenimmo 'e mane 'mmano.
Gli spiegavo con dovizia cosa ha fatto la mia gente
inventando 'na coltura dove prima c'era niente.

A meta' del Settecento riscoprirono 'o limone
"'cca che 'o clima e' molto buono se po' fa 'na produzione"
'o pensarono e decisero: "nun turnammo certo arret',
si tinimmo poca terra 'e piantamm' 'ncopp' 'e pret!"

E squarciaron' 'e muntagne, fabbricann' 'e macerine
poi regnennele cu 'a terra r' 'e campagne a nuje vicine;
arrivava su una barca che attraccava a 'o Vignariello
e li femmene 'a carriavan oltre 'e torr' d'o Castiello.

E piantarono i limoni con sistema originale,
sostenendoli co' 'e perteche, in un modo assai geniale;
e 'sti perteche arrivavano sui traini a 'o Vignariello

e li' femmene 'e carriavano oltre 'e torr' d'o' Castiello.

Bisognava concimare e 'o cuncime p''e giardine
se scampava a rint' 'e puzz' delle case cittadine,
e 'o letame s'accucchiava sempe 'mmiez' 'o Vignariello
e li femmene 'o carriavano oltre 'e torr' d''o Castiello.

Cummugliavano cu 'e frasche, contro 'a grandine e 'a gelata,
tutte 'e piante d''e giardine, poco primma d'a vernata.
E curvate sott''e frasche, sempe 'a for' 'o vVignariello
chesti femmene 'e carriavano oltre 'e torr' d''o Castiello.

Poi veniva la raccolta, e cu' 'a forza 'e 'nu gigante,
chelli femmene minute sotto 'o sforzo massacrante
'e na sporta assai pesante, fin' abbascio 'o Vignariello
'e carriavano cantanno 'a copp' 'e torr' d''o Castiello.

E 'ntunavano 'na nenia che pareva 'na canzone,
e 'o pensiero gli volava alla misera magione
addo' attuorn' 'o fuculare tre criature e 'o picciusiello
aspettavano 'o ritorno 'a copp' 'e torre d''o Castiello.

Con la mente 'ro guaglione che fa sempe paragoni
chelli femmene cu 'a sporta, chiena 'e terra o di limoni,
che saglievano e scennevano pe' sentieri e viarelle,
me parevano ai miei occhi 'na filera 'e Furmechelle.

FRATELLANZA MAIORESE

......E curreveme abbascio a la marina
pe' da' 'na mano a chillo 'e Palatella
che steve aspetta' l'onna che trascina
pe' nun ghi' 'e chiatto e arreseca' 'a pella.
E succereva, quann' a forza quatto,
'o mare li cuglieva all'intrasatto.

Era un momento tragico ma bello
vedere i Maioresi affratellati
ad ubbidir i comandi e Carracciello
forti, decisi e molto equilibrati:
"ohi Ciccio, tu passa 'a cimma ai paisani
Pepp' mietti 'e falanghe e attient' 'e mani

forza tiramm' 'nzieme tutti quanti
Fonzo e Michele agguantano 'e murate !
e nui currenne, cu passi da giganti,
tirammo 'nterra 'a varca, da l'onna secutate.
che bello, nui pensav'mo, si ci stesse 'nu puorto
ma chillo nun 'o fanno se nun ci scappa 'o morto.

Poi 'o mare si calmava e 'a vita ripigliava
'na vita chiena 'e stiente, l'uno aiutava l'ato.
'A ciurma 'e pescatur che 'a sciaveca tirava
pareva che abballava 'nu ballo sincopato. .
quann' arrivava 'o sacco,addore d'erba e mare
cu' 'e treglie che zumpavano, pareva di sognare.

A sera po' partevano 'e barche cu 'o fanale
e 'o luciaiuolo sulo, vugava a ore sane,
quann' trovava 'e pisci faceva 'nu signale.
po' riturnava 'nterra, remann' chiane chiane
purtann' 'a palla e pisci addò nun c'è funnale
la' stevano e compagni co' a rezza co' pezzale.

Calavano e tiravano o sacco alici chino
regnavano 'e spurtune gia' pronti co' a valanza
pe' vennere a Cipolla e 'o socio Giacumino
che po' sparteve 'e soldi su 'a prora ra' paranza .
Stendevano po' 'a rezza su 'e vrecce ra' marina
e cusevano 'o dammaggio po' 'o rieste ra' matina.

Si faticava 'nzieme int' 'e cartere e a mare
a cocere 'e carcare e a cogliere i limoni .
si jeve c'a libretta da Rocco 'o putecare
pe' accatta' a debbete o pane e i maccaroni
mancava 'o necessario, tenemmo 'e pezze 'nculo
ma c'era l'Amicizia, mai ti sentive sulo.

Mo' che tenimmo 'o puorto e ci regnimme 'a panza
parimme cani e gatti, nun c'e' chiu' fratellanza.

'A Madonna r' 'e catene

'Nun era schiarato juorno 'na matina,
quann' 'a 'ntrasatt' 'a ret' 'e scogli scuri
sbarcarono li Turchi a la marina.

Fujettero alluccanno li figliole
ma, secutate, vennero acchiappate
primma che 'n cielo cumparesse 'o sole.

'Mbarcate come bestie e 'ncatenate
priavano 'a Madonna cu' passione:
"Fance turnà dalle persone amate!"

Si scatenò 'mpruvvisa 'na tempesta
e p' alleggerirse e non colare 'n funno
jettarono 'e figliole sulla cresta.

E l'onna, pe' miracolo, 'e sbattette
'n terra 'a marina a 'rò erano partite,
e là furon raccolte e ben protette.

Da 'e mamme majurese fu vuluta
'sta Marunnella cu' 'a catena 'mmano,
p'allicurdà la grazia ricevuta.

PUCUNDRIA, DRAMMATICA SOLITUDINE

'Nu carro avanza chiano miezo 'a neglia,
rinto ci sta 'na casciulella janca,
appriesso 'na Madonna sola e stanca
cu' l'uocchi asciutti ra 'na longa veglia.
'a gente li sorpassa, indifferente,
va sempre 'e presse, nun gli frega niente.
'Na chiuppetella 'nfonne chesta scena
'sta Mamma è sola e immensa è la sua pena.

Ma pure attorno a te c'è tanta Gente sola,
è triste è pucundrosa, bisogna 'e 'na parola
nun tene chiu' nisciuno, 'e figli son lontano,
tu chiamale pe' nome e stregnile 'na mano.
Vedrai che cambiamento! Gli spunterà un sorriso,
a te nun costa niente, pe' isso è 'o Paraviso.
Chesto non giova sulo, 'a chillo che consoli
Ma giova pure a nuie pe' nun sentirci Soli.

'O VELLÌCULO 'E MAIORI
(L'Ombelico di Maiori)

Pe' nativi Maiuresi c' è 'nu viculo, 'o Casale,
che funziona nei ricordi da cordone ombelicale.
A 'stu viculo è legata 'a memoria 'e nui guagliùni
che pazziav'm alluccann nei cortili de' purtuni.
Cuminciann 'a miezo 'o corso sta 'o palazzo Pisacane
'a llà asceva Don Filippo cu' 'a scuppètta e appriesso 'o cane,
into 'o stesso bel purtone steve Affonso lu chianchiere
cu' Pupucc, Nottenotte, l'ati figli e la mugliere
che facevene 'int''a stalla 'o surbetto e alla bisogna
puluzzavan' la trippa e squagliavan' la nzogna.
'Ncoppa 'a loggia 'e Alisandriello cu' Mafalda e le sorelle
se faceva 'a prucessione apparann' cu'e mortelle,
cu' Sassarre 'ncoppa all'astrico c'era Giulia 'a Messicana
che parlava co' marito, muorto 'a chiù 'e 'na settimana.
Ma 'o curtiglio assai chiù bello era chill 'e Citarell,
là jucavam' co' 'e noci e a' vernata co' 'e formell'.
Mastro Ippolito 'o falegname faticava là vicino
e addù steve 'a Cazettara c'era Ernesto e Niculino,
proprio 'nnanzo a Cilardino steve e c'è 'na funtanella
addò tanta e tanta gente ieve 'a regner' 'a rancella,
da Pulista, int 'o purtone si jucava 'a Ciancianella
co' 'e figliole e i guagliuncielli s' faceva 'a Cuvarella,
Mazza e pimmeso, Mercolicchio 'o Schiaffone,
'a Settimana e i Cantoni, sèmpe sotto a 'nu purtone,
sotto a Schifa, miezo 'o largo poi jucavamo 'o pallone
cu' 'na palla fatta 'e carta attaccata co' cordone.
Ogni tant'si sentev' 'e sunà 'nu campaniello
po' passava 'nu Canonico co' Viatico e l'ombrello,
in silenzio e addenucchiati ci facemmo 'o segno e Croce
e po' 'a vita ripigliava, si parlava ad alta voce.
Dalla casa 'e 'na Maesta s'intunava la Novena
rispunnevano cantando 'e figliole 'e Filumena.
Into 'a corte 'e Furcellino steve Pietro cu' Mariann
che cuseven' 'e vestiti, d'alta moda pe' chell' ann'
e di fronte int' 'n androne steve 'e casa 'o Buonlatrone
cu' Sisina , Giuseppina e 'a famiglia de' Macchione.
S'arrivava 'ncopp''o bivio 'nanz' a Cristo Crocifisso
e là tutti si fermavan', quasi fosse 'n posto fisso.
Po' attravers' Santo Vito si saglieva all'Avvocata
mentre a destra s'incuntrava 'a Cappella 'Addulurata.
Po' sunava l'ora 'e notte , 'o Casale s' svutava
e 'a mamma 'a 'nnanz' 'a porta, alluccann' ci chiamava.
Cominciava 'n 'ata musica fatte 'e piatt e caccavelle
e pe' l'aria si spanneve 'n addore 'e cravunelle
Mo 'a gente do' Casale fa rivivere 'o passat'
cu' 'na "Festa del Quartiere"veramente anduvinat'
Io so' juto anche chist'anno e me parse d'incuntrare
tutte 'e facce 'e 'na vota, che mi stevene a guardare,
ho intravisto, un po' annebbiati:
Vincenzino cu' Basilio, Giacchino 'o curriero cu'Torquato, don Fortunato 'e Rusita cu' Leone, po' 'A Catara, Uocchiecane, Struzzicone, 'o Mericano', Luigi 'e Trufemene, c'era pure Tirotere, 'o Moccio e Papolone, 'o Luciano,'o Perillo, Bacione e Marghiere, steve Catiello 'e Garibaldi', Teresina 'a lattara, c'era Nanella e 'o Turniere' Carluccione , Assunta 'a Capera', Don Fiammifero', 'a Signora do' Municipio con Tonino, Ulderico e Fortunato, Mastro Peppe 'e sorelle Cilardine cu' la faccia incipriata'
'o Carcararo e don Giacchino, Puparuolo e Sabettella, Muscio Muscio con Chicchino, Visidoro 'o scarparo, Cavrarone, Pistillo, Matteo 'o storto i Macchione, Tummas Forte, Tatonno 'o Ziciccio e Ziculetta........
so' rimasto un po'turbato e d'istinto aggio esclamat'
PURE VUIE SITE TURNAT !!!

L'OROLOGIO DI MAIORI

L'orologio di Maiori
rompe il giorno in tante ore
rompe l'ora in quarti d'ora,
rompe il giorno, anche la notte
mentre 'a 'gente 'dorm' o 'fotte
mai nessuno l'interrompe,
mamma mia, ma quanto rompe!

Le satire

ERA MEGLIO SE TI IMPARAVI ZAPPATORE...

Udite, udite gente!!! una cosa travolgente
davvero sconvolgente che il sindaco ha pensato,
per procurar vantaggio al pubblico esercente.

Il primo cittadino, con un'idea geniale
visto che a Luglio e Agosto l'economia e' fiorente,
prolunga ad ogni mese l'isola pedonale!

Dichiara apertamente che si rimasto sulo.
Sulo con dei problemi per te oltre misura.
Finiscila, mio caro,di prenderci per culo!

Ultimo mio consiglio... datti all'agricoltura.

UN VOLTO NUOVO PER FOTOMODELLA
(Cronaca di una serata mondana al teatro comunale di Maiori)

Finale travolgente
'e na' stagione 'e niente
ci stava tanta gente
cu' na' regia eccellente.

Ci stava Padrenostro,
non chillo che 'sta cielo.
C'era pure Di Pietro
ma quella senza velo

cioè la bella Carmen
col suo gran bel di dietro!!!
Finale emozionante della manifestazione:
chiamato appare il Sindaco a far la premiazione...

Sorpresa fra la gente!
Fu bello overamente
scoprire il volto nuovo
fra tutte quelle STELLE...
'O SINDACO 'E MAIORI
CU' GIACCA E SCARPE 'E PELLE!!!

DINT' O' PANTAN...
(ovvero: Favoletta tragica maiorese)

Col re Travicello piovuto ai ranocchi,

dal re precedente ridotti senza occhi,
sbarcarono un rospo grintoso e saccente,
che misero in atto una lotta furente.

La corsa al potere fu il solo argomento,
ai grandi problemi neppure un momento.
Il rospo grintoso, credendosi un Dio
prevarica tutti: "Ci sto solo io!".

Si piglia la stanza con rapida mossa,
ma con le sue mani si scava la fossa.
La stanza arredata con tanto di stemma
con tattica astuta diventa una gemma;

il rospo ambizioso riceve i ranocchi
li ascolta, li alliscia, li tratta coi fiocchi.
La rabbia del serpe per tale successo
diventa una bomba, pretende un processo,

raduna in un ghetto l'anguilla e la biscia
poi trama e conclude: "Nun po' passà liscia".
Ma i conti non tornano, per uscire vincente,
bisogna adulare il grande "Perdente":
"Tu solo sei l'ago, ci pensi che spasso...
da dentro la scarpa puoi toglierti il sasso.
Non farlo scappare che questo è il momento...
'e ci schiaffano "mmocca: "ce vo' azzeramento!

Sia dato lo sfratto al rospo invadente,
si resta int' 'a stanza ce fotte o' cliente".
In riva allo stagno si lecca il baffetto
la gatta foresta, la volpe e il furetto

che insieme col tasso e col micio sornione
formano il gruppo dell'opposizione.
Con queste premesse, in un solo momento
si compie ai ranocchi il gran tradimento.

Nel giorno fatale ci fu una gran festa
usciron gli zombi coi medici in testa.
'Na grande zavorra e "pisci pugnuti"
che si atteggiavano a grandi saputi

per essere stati chiu' vvote a o' palazzo
pur senza concludere manc' nù...
Tirando le somme in questi frangenti
Nessun vincitore ma tutti scontenti.

La serpe, la biscia, l'anguilla e il "Perdente"
saran ripudiati da tutta la gente.
Al rospo arrogante di idee limitato
Non resta che pianger sul latte versato.

Ormai "sbruvignato" commenta dolente:
"primm' ero nisciuno e mo' nun so' niente
Il re Travicello piovuto ai ranocchi
non batte più ciglio, non crede ai suoi occhi,
lo stagno è azzerato dai soliti stolti
con tutti i problemi rimasti irrisolti.

Sommersi dal fango, cornuti e mazziati
seimila ranocchi non son rassegnati
e col segno deciso di una matita
decidon che è ora di farla finita;

non voglion vedere mai più cose storte
arronzan gli zombi, il re e la sua corte;
e il grande momento aspettan' sulo
di urlare a 'sta gente un bel "VAFFANCULO".

GLI INTELLETTUALOIDI*

Nel regno in cui viviamo, cioè quello animale,
tutti producon scorie, il Papa, l'elefante,
'a vespa, Peppinello, Giovanna e 'o Cardinale
che evacuano attraverso il solito canale.
Fin qui tutto è normale, c'è niente di inquietante.
Purtroppo fra i viventi c'è l'INTELLETTUALE
che esso sia politico, laico o clericale
produce dal cervello 'na scoria assai inquinante,
che chiama e la diffonde col nome più allettante,
la espelle giù dai media, dai libri e dal giornale
ma senza eufemismi è MERDA CEREBRALE.

*INTELLETTUALOIDE : Chi simula interessi culturali che in realtà non ha.
(ZINGARELLI - Vocabolario della lingua italiana)

(DELUSIONE N. 1
e speriamo che sia l'unica)

Al ritorno al mio paese da 'n assenza prolungata
già vedevo come in sogno 'na mia idea realizzata
e pensavo: "Ormai l'han fatto", c'eran tutte le premesse,
s'è impegnato pure il Sindaco,lLui mantiene le promesse...

Me dicette 'ncopp' 'o ponte, osservando il mio bozzetto:
"Trasformare questa fogna in un limpido laghetto
è 'na cosa assai geniale. 'o regnimm' 'r animali,
quatt' cigni bianchi e neri, otto anitre reali,

doje zampilli illuminati, sottofondo musicale,
attirammo tanta gente, sarà un centro commerciale...".
Arrivato 'mmiez' 'o Corso tutto bello e appriparat'
all'altezza 'e casa mia, addò inizia 'a balcunat,
come un piccolo creaturo che ancor crede alla befana,
chiusi l'uocchie e pe' 'n istante... sentii l'acqua 'e 'na funtana.
M'affacciai con trepidanza sul "famoso Canalone"
e vedett' 'mmiez 'a zoza tre famiglie 'e Zucculone.

Commentai con gran tristezza ammirando 'st' "INFIORATA";
"E' 'na femmina elegante cu 'a Mutanda Scacazzata!".

LA GRANDE UNIONE

Ce l'insegna il buon Clemente, l'Onorevole sornione:
"meglio essere capa 'alice che 'na coda di storione"
perciò difficilmente si farà la GRANDE UNIONE,
pecchè avrebbe, nuova IDRA, tante cape e un capoccione,
ogni capa 'nu cervello, una lingua e 'o cannarone
attaccati a' zizzenella, sempre in lotta, in gran tensione.
Questo è ciò che ai tempi nostri suolsi dir Democrazia,
e non è quello che Tu vuoi, lo sa bene anche la zia.
Pe' attuar il gran disegno, chillo fatto in officina,
c'è bisogno 'e 'nu miracolo o 'na bona medicina;
ce vurrebbe che turnasse 'ncoppa 'a terra, 'nu gigante
che ammuzzasse 'e cape all'IDRA, che stavolta sono tante,
rimanendo 'ncoppo 'o tronco il tuo solo capoccion'.
Sol così potrai imitare, nel suo fare, Berluscon'
e creare le premesse, mio pasciuto professore,
per varare 'na grand' Unione con te solo "DITTATORE".

OVVIETA'

"'Nu quarto d'ora prima di morire era ancor vivo". Così si disse
nel far l'elogio funebre, al celebre francese La Palisse.
'sta frase nei discorsi 'e Celentano ci stà ad HOC, pe' fa capì alla Gente
come un Predicatore 'e quatto soldi usurpa FAMA* senza dire NIENTE.

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* Milioni di euro

PENSIERO STONATO*

Come un Principe di ieri
anche il NOSTRO ha i suoi staffieri**
che con vezzi lusinghieri
chiama STAFF (senza ieri).

* Non intonato.
** Da ZINGARELLI - STAFFIERE: servo che regge la staffa.

LO SO' !

Lo so! Ho tradito il voto ed anche il mio mandato
ma tengo 'a faccia 'e corna: rifaccio il candidato.
Adesso ho fatto un corso serale e accelerato,
mai più tradirò il popolo che ho offeso e beffeggiato;
ho frequentato un medico, un vero specialista,
mi ha detto: "Sei guarito, ti metto rint' 'a lista!".

E ciò non ci dispiace, ma al medico che è amico
gli ricordiamo 'a favola e nu proverbio antico:
"se 'a serpe tu riscaldi perché s'è raffreddata
te può aspettà 'nu muorz' appena s'è scarfata".
Perciò dottore amabile col nostro gran rispetto
dovevi col passato disporre un taglio netto.

Esiste poi una regola, non scritta ma evidente
"che chi non tiene conto del voto della gente
non può proporre appello nel modo più assoluto
perché del loro assenso se n'è sempre fottuto";
e chi senza ritegno si candida lo stesso
non si illudesse troppo che 'ccà nusciuno è fesso!

UN APPELLO AL SINDACO

Si vuol fare del Corso n'isola PEDONALE,
facendo 'o pavimento com'era, tale e quale.
Or, se si rifà un'opera, qualcosa s'è SBAGLIATO;
ripetere l'errore non è più TOLLERATO.

Per passeggiar sul Corso ce vò 'na strada VERA,
co' 'e prete 'ntruppecose se fa 'na MULATTIERA!
Perciò, 'nnanz' 'e puteche, almeno per un tratto
Salvaci i nostri piedi con altro manufatto.

Un esempio? Il tratto già realizzato dal n. civico 80 all'86 del Corso Reginna. (Anche con materiali diversi e meno costosi).

VERBA VOLANT

VOSTRA ECCELLENZA che mi sta in cagnesco (1)
per quei pochi versetti di dozzina
e mi gabella in modo un po' grottesco
perché ho messo i "non fatti" alla berlina. (2)
Si è comportata in modo fanciullesco
nel rifiutarmi il saluto stamattina, (3)
mentre gratificava un NOBIL GESTO. (4)
Ma il modo per zittirmi non è questo.

Lo so che L' ha ferito l'osar mio
nel chieder per iscritto la risposta,
ma Verba Volant, non lo dico io,
e la fiducia a volte è mal riposta.
Le Leggi che Mosè ebbe da Dio
per tal motivo furon scritte apposta.
Spiegare nel dettaglio il Suo volere
non è grazia concessa, ma un dovere.

Con ciò io Le rinnovo il mio consenso
sull'opra Sua che è forte ed è compatta
e son certo che quel che sempre penso (5)

se sposa la mia idea è cosa fatta;
e tutti i maioresi avran compenso (6)
perciò vorrei il Suo appoggio a spada tratta.
Centrare il Suo programma anche su questo
sarebbe sì, per tutti un nobil gesto.

(1) Rivolta al Sig. Sindaco di Maiori.
(2) Riferimento alla delibera comunale n. 18/99 in cui il Consiglio proponeva di valutare la fattibilità del centro TERMALE di talassoterapia a Maiori.
(3) Ha rifiutato la mia mano tesa dopo il Consiglio Comunale del 16/5/2002, offeso per la richiesta di risposte scritte.
(4) Frase inserita nel manifesto sulla verifica di maggioranza a firma del capogruppo.
In quel contesto si ringraziavano i Consiglieri di opposizione per il "nobile gesto" di aver appoggiato la Maggioranza nel voto.
(5) Promesse fatte e non mantenute, o mantenute in parte: - contributo per il restauro dell'edicola della Madonna delle Catene; realizzazione dei giochi d'acqua nel tratto scoperto del fiume Reginna che avrebbe contribuito a valorizzare la zona alta del Corso (forse un po' di più di qualche dozzina di fanalini da atterraggio, che sono di grande utilità per i bisogni notturni dei nostri cani).
(6) Il riferimento è sempre all'idea della realizzazione di un centro benessere di talassoterapia da ubicare nella parte posteriore dei giardini di Palazzo Mezzacapo.

« IL DIO SONO IO! »

Sul trono vacante del re Travicello
piombò come un falco un Principe bello
esultaron i sudditi "E' un dono di Dio!"
al che Lui risponde: «Il Dio sono io!».
E come "DIO PADRE" che fa il bello e il tutto
lui si presenta iniziando dal brutto.
Riduce alla fama il vecchio Tenente
gli toglie il comando, perché non consente.
Assolda 'a legione, straniera s'intende,
perché il Maiorese sicur che non rende.
Appare dal nulla il "Gran Consiglioro",
che astuto lo esalta, gli dice: «sei d'oro».
e come il compare 'e 'na vecchia storiella:
"facimmo 'na pizza, 'a seconda è più bella!",
avalla le idee con fare fraterno:
«non sono più un Dio, ma son 'un Pataterno!».
Si gongola tutto, il suo Staff istruisce
li premia, li stimola, qualcuno sparisce.
«Quel che vi insegno è nobile e bello,
il popolo è 'ppiecoro, è uno sciocco zimbello.
Se inventi qualcosa che crei lavori
i giovan si sposano e restan a Maiori,
poi voglion la Casa e la Scuola pe' figli,
è meglio se emigrano, non crean scompigli.
Prendete ad esempio il mio Consiglioro,
lui sì, mi capisce e apprezza il lavoro».
Lo Staff acquisisce e tien bene in mente
s' 'regn' di boria, disprezza la gente.
Chi semina vento, raccoglie tempesta,
e arrivò il giorno del gran testa e testa,
si fece all'intorno un silenzio ti tomba
e tutti aspettavan' lo scoppio 'ra Bomba.
Il capo s'accorge del grande complotto
e corre ai ripari sbagliando di botto.
Iscrive 'nt' a lista il grande Fratello
resuscita Lazzaro il gran "Cumpagniello".
Ora bisogna immolare un vitello
la vittima giusta chi è? 'o Cumpariello.
Il modo elegante è, metterlo in lista
(tanto nun esce) e sparisce ra' pista.
'o Cumpariello si sente fottuto
perciò ei si vendica nel modo più astuto
insultando il dDottore, il Prete, il Paese
dà il colpo finale a colui che l'offese.
La gente dal palco va via disgustata,
ha sciolto ogni dubbio: la lista è bruciata,
«Lo scopo ho raggiunto» e bene, direi
"Muore Sansone con i Filistei".
Mo 'a gente s'aspett' che il NUOVO ARRIVATO
nun ietta cu' l'acqua sporca 'o criaturo lavato.
Rispetti quel tanto di buon che han' lasciato
E dimostri "FACENN" che il CAMBIO E' GIOVATO.

RISPOSTA

Rispondo a chi mi chiede perché me stong' zitto
su 'sta amministrazione nun c'è 'nu rigo scritto.
Descrivo ciò che vedo, so' comme a San Tommaso
devo toccar col dito, certo non scrivo a caso.
Non so' intonato al coro di chi è addomesticato
io canto 'nata cosa, pe' chesto so' stunato...
perciò non vi aspettate che io critichi il potere
solo perché la cosa vi possa far piacere.
Dico: chi appoggia un capo e aropp' si ribella
Nun fa' 'na cosa nova, l'ha fatto anche Mastella...
E poi, la cosa puzza ed è molto sospetta,
'e male lengue affermano: "Questione di purpetta!".
Non c'è altro motivo di tanta veemenza
nun se po' di': "stu capo manca di coerenza"
perché ra copp' 'o palco, prima dell'elezione
disse in parole povere: "ce vo' 'a rivoluzione".
Rispose anche a chi chiese il nome 'e 'n assessore:
"faccio tutt' cos'io, Si! Faccio 'o dittatore".
Nel senso buon s'intende, non è 'na pantomima
"deciderò semp' io, non chi se sceta prima.
Per risanar Maiori a noi cotanto cara
ce vo' 'na medicina nu' pucurillo amara,
perciò si me vulite 'ccussì comme so' fatto
putite sta tranquilli che io mantengo 'o patto"
Or sta portando a termine tre o quatt' cusarelle
Anche se già previste, che so' abbastanza belle,
mo' mette mano a 'o puort, chiù nuovo e chiù moderno
vuje che vutile 'a 'n ommo? Mica è 'nu Pataterno
Se ben vi ricordate, fra beghe di palazzo,
chell' che c'eran prima non hanno fatto un...
mo' certo vuje dicite che chesta è 'na 'ngenziat',
ma io non sono in vendita, niscium' m'ha accattat'.

Maiori che io sogno è bella 'o veramente
Io voglio tutto l'anno Maiori chiena 'e gente
cosa possibilissima, sulo co' i pensionat'
offrendo lor soggiorno con cure 'nduvinat'.
Rint' a 'nu cupolone 'na termica piscina,
co' l'acqua 'e mare calda... 'na vera medicina!
per far questo che ho in mente ce vo' 'n'infrastruttura,
perciò quello che fa, a me me va a misura.

I SOLITI NOTI

Pe' abbattere il TIRANNO, sicuro e strafottente,
ci fu 'na coalizione, e ciò fu coerente.
Mancando però il tempo non ci fu selezione
ed è così che nacque l'ARMATA BRANCALEONE,
che si tradusse, in seguito (ABBRANCA LE POLTRONE).
Il piano fu perfetto per vincer l'elezioni,
escogitato in fretta dai soliti MARPIONI:
"Mettiamo come ESCA il buon medico AMATO
tanto chilo è un brav'ommo, è presto cucinato."
Ma il BRAVOMMO, eletto, non s'assoggetta ai fatti,
gli rompe tutte l'ova, non accetta ricatti.
Domani, ventinove, Consiglio Comunale,
speriam non si ripeta la FINE DI CIVALE!
Se ciò, come si teme, dovesse poi accadere,
mobilito la gente, già presa pel SEDERE
per interdir esiliandoli i SOLITI MARPIONI
che con i loro INCIUCI ci hanno rotto i COGLIONI.
(quanno ce vò ce vò)

28 gennaio 2005

(Post scriptum del 9 febbraio 2005)
E' ACCADUTO: CONSUMATUM EST!

E' stato consumato alla faccia di noi Elettori Maioresi
un altro delitto.
I Signori che furono eletti a stragrande maggioranza
ci hanno tradito per futili ed interessati motivi
dimostrandosi indegnamente incapaci di amministrarci.
Sono tutti colpevoli (non ci sono ma o se)
Invitiamoli a SPARIRE dal contesto politico e a non RIPRESENTARSI
cambiando vestito.
Quindi i Maioresi che abboccheranno ai soliti richiami di
medici, compari e parentele
pur riconoscendo la loro dimostrata incapacità
non potranno più nascondersi dietro la loro presunta "BUONA FEDE",
perché o sono collusi o "fann' 'e sciem' pe' non ghì a guerra"...
E' ora di finirla!
ALLUCCHIAMO tutti insieme a chi ci ha offeso:

STATEVE 'A CASA......

LA BALLATA DEL RINGRAZIAMENTO

COSI' DICE IL SIGNORE AI TURISTI:
«Il porticciolo turistico è diventato operativo e finalmente accoglie
le prime barche».

Coro dei turisti (allegretto):
GRAZIE SIGNORE,GRAZIE. GRAZIE SIGNORE, GRAZIE. GRAZIE.

COSI' NON DICE IL SIGNORE AI MAIORESI:
«E' vero che devi venderti la barchetta perché non puoi pagare
l'esoso canone mensile per ormeggiarla nel porto che hai tanto sognato
in compenso puoi essere orgoglioso per la fiducia che ti ha accordato la banca concedendoci un mutuo ventennale per terminare l'opera».

Coro mugugno dei Maioresi (allegro ma non troppo):
GRAZIE SIGNORE GRAZIE, BASTA SIGNORE BASTA, GRAZIE.

COSI' DICE IL SIGNORE AI TURISTI:
«Il nuovo garage per auto in prossimità del porto è stato aperto».

Coro dei turisti (poco allegro per l'alto costo ):
GRAZIE SIGNORE GRAZIE,GRAZIE SGNORE GRAZIE,GRAZIE.

Il coro dei Maioresi: TACE!!!

IL SIGNORE DICE AI TURISTI:
«Gli stabilimenti balneari hanno colori più gradevoli e il nuovo montaggio delle strutture lascia più spazio alla vista sul mare durante la passeggiata».

Coro dei turisti (allegro):
GRAZIE SIGNORE GRAZIE, GRAZIE SIGNORE GRAZIE, GRAZIE

IL SIGNORE NON DICE AI MAIORESI:
«E' vero che per compensare le spese sostenute ho dovuto concedere altro spazio ai monopolisti degli stabilimenti sottraendolo alla tua spiaggia pubblica (tanto era cosi squallida e senza servizi) l'ho' fatto per il tuo benessere! ».

Coro dei Maioresi (per niente allegro):
GRAZIE SIGNORE GRAZJE ,GRAZIE SIGNORE BASTA.

IL SIGNORE DICE AI TURISTI:
«Corso Reginna, con la limitazione del traffico e il rinnovo dell'arredo e
dell'illuminazione ha assunto un volto nuovo».

Coro dei turisti:
GRAZIE SIGNORE GRAZIE GRAZIE SIGNORE GRAZIE ,GRAZIE

ILSIGNORE NON DICE AI MAIORESI:
«Io so che i lampioni verdi che illuminano il tratto più antico del Corso, che anche l'alluvione aveva rispettato, sono per usare un eufemismo una offesa al buon gusto; al rispetto dell'ambiente ecc., in parole povere fanno proprio SCHIFO!!!!!.
So anche che l'ho dovuto fare per accontentare i...........!».

Coro dei Maioresi (triste e preoccupato):
GRAZIE SIGNORE GRAZIE ,GRAZIE SIGNORE BASTA ACCUSSI'.

LETTERA APERTA

Mio caro Signor Sindaco,
t' scrivo chesta lettera, anzi 'sta cartolina,
che esprime la speranza 'e tutta 'a cittadina.
Nuje ce aspettiamo scritto, addò descrivi "I FATTI"
'na spiegazione logica dei "Fatti" ancor non fatti.

Abbiamo letto, attenti, i "Fatti" e le risposte
e abbiamo constatato che mancano proposte.
Il tuo obbiettivo è quello di migliorà il soggiorno
solo pei mesi estivi e avere un buon ritorno.
Questo non può bastare alla popolazione
che mangia tutti i mesi ,non vuol sentir ragione.

Pe' fa' venì e' turisti nun sul' int' a stagione.
dai corso alla delibera* d'o' "secolo passato"
che i consiglieri tutti avevano approvato,
addò si stabiliva 'e fa' 'na commissione
pe' valutà o' progetto e la realizzazione**

sul' accussì potremmo tenerci a casa i figli,
senza spedirli al nord, ascolta 'sti cunsigli.
Aspetto la notizia, sul manifesto "I FATTI".
Che la richiesta nostra sia stata messa agli atti.

Con ossequio, a nome di tanti
Peppino Di Lieto

* Delibera n. 18 del 25/02/1999
** Se vuoi è cosa fatta.

I personaggi

IL ROMPISCATOLE

Ringraziamm' a sciumara che 'a copp' 'a 'nu villaggio
fece sbarca' a Maiori 'nu certo personaggio.
E' 'nu buon' ommo, è o vero, ma tene 'nu difetto,
parla tutto 'o cuntrario, solo per fare effetto.

Comincia la mattina 'na specie 'e prucessione,
'o fatto ra' jurnata lo apprende da "Scilone",
poi sosta da Agostino, e 'cca' cumincia 'o bello,
'o fatto che ha appurato, ormai non è più quello.

Dice 'nu munn' 'e stroppole, si parla 'e religione
primma s'oppone a 'o prevete, e po' a 'nu testimone.
Se scontra cu "Vicienz'" (un noto criticone),
mettono a ferro e fuoco tutt'Amministrazione.

Si 'o truov' a miez'juorn', te rice: "buona notte",
pure si splenne 'o sole a lui non glie ne fotte.
Cu' "Aurelio" da "Gino's" fanno 'na discussione?
Qualunque è l'argomento iss' è all'opposizione!

L'han fatto consigliere chell' ra' "Fratellanza"
e mo' so' cazzi loro..... meglio 'nu male 'e panza!
Già 'o veco 'ncopp' a' nuvola a 'ntusseca' san Pietro
"io amo Dio pe' primo e tu me staje indietro".

Perchè Amodio si chiama, e non è più un ragazzo...
per tutti noi, suoi amici, è "Ciccio 'o cacacazzo"!

'O SARAGO 'E MICHELA

A casa di Michela ci sta 'nu bell acquario
'a rinto c'è 'nu SARAGO che gira in senso orario
che gira, gira in tondo 'a notte e pur' 'o juorno,
io soffro nel vederlo e giro pur' io attorno,
e traso int' a cucina poi passo int' 'o salotto
nun riesco a sta' fermo, mi sento 'o fuoco 'a sotto.
Michela ch'è sensibile e m' vo' tant' bene,
capisce, si compenetra, si unisce alle mie pene,
cu' n'uocchio guarda 'o sarago e pensa "puveriello!"
pazziava 'ncoppe 'e scoglie 'nzieme a nu' purpetiello.
"Ovèro che rischiava d'esser divorato,
ma 'a LIBERTA' è bella anche se sei immolato!".

M'à ditto la Michela: "l'acquario ormai è via
'mo tocca a te fa 'o sarago se vieni a casa mia!".

DIOGENE STA ANCORA CERCANDO...

'Na luce strana zumbava a destra e a manca
m'avvicinaje curius' a chella fiamma
m'apparve 'nu vecchio cu' 'na barba janca
che murmuriann' leggeva l'epigramma.
I' rimanett' 'e stucco e m' gelaje,
poi fatt''m coraggio gli parlaje:
"scusate vicchiariè: Voi siete forestiero
ed io posso aiutarvi. Se dite chi cercate
io son del posto, conosco il cimitero
vi do 'na mano così po' ve ne jate".
'O vecchio m' guardò pe' nu mumento
poi disse "E' giunta l'or che mi presento:
Io son Diogene il gran provocatore
cercavo un uomo e non l'ho mai trovato
girando con 'a lanterna a tutte l'ore
per questo dopo morto son stato condannato
a cercar, dotato di una luce più potente,
'na lapide co' 'a scritta «Qui giace 'nu fetente».
Ho letto gli epitaffi dei morti più famosi:
Erode, Nerone e Cesare, mariuli e governanti,
papi, sovrani e principi, malvagi e gran mafiosi,
tutti nobili e giusti, benefattori e santi.
Su 'a lapide 'e Don Tano c'era scritto:
"collaboratore onesto e riverito,
denunziò i compari e diventò pentito".
«'A poco è muorto 'nu fetente, e chisto io 'o saccio
mannava 'a moglie 'e notte all'addiaccio
e le strappava l'ogne co' 'a tenaglia
si nun purtave 'e soldi, "sta canaglia!"».
Così dicendo ci avvicinammo al posto
dov'era seppellito e là steve 'na donna,
'a vedova, che a richiesta m'ha risposto:
«Ha lasciato 'nu lascito 'a Madonna!
perciò gli ho scritto per salvar la faccia:
"Era benefattore e non un magnaccia"».
A chisto punto proposi al Vecchio amato,
dato che anch'io non son 'nu stinco e santo
se scrivo "son un fetente" non è che mi millanto,
se Vuie avallate che chisto è 'nu primato
passate fra un ventennio e vi assicuro
che troverete scritto 'ncoppa a 'nu sasso scuro
«Qui giace "Peppe 'o stonato" che si è autonominato,
per acquisir un primato, "l'unico Fetente Epitaffiato"».

IL DRAMMA DEGLI ONESTI
(Ovvero un destino in...Clemente)

Ho visto razzolar sotto l'Ulivo tutte le specie che salvò Noè
"ci stanno tutti", ho detto fra me e me, "ma il vecchio comunista, lui non c'è."

Invece, 'mmiez' agli ex nemici, tra volpi astute e miti pecurielli,
stev' pur' isso, assiso un pò abbacchiato, sotto il sorriso ipocrita 'e Rutelli.

S'arricurdava 'e quanno, giovincello, (sulo p' 'o fatto che gli
chiese il voto) rispose irato al medico Gaetano,
ammappucianno 'a coppola pe' terra: "Me faccio struncà 'a mano
se un giorno voterò Democristiano!"

Immagino che dramma sta vivendo 'stu buon' ommo, 'o meglio che
ci sia, 'a quanno il capo suo Donato Bella,
pè colpa 'e chesta legge jacuvella, ha imposto a lui, convinto
Comunista: "T' 'a taglià 'a mano ma a' vutà Mastella".

Perciò se su una scheda truove 'na goccia 'e sang,
e vir' 'ncopp' 'o simbolo 'nu scippeco tremante,
non l'annullare, non essere zelante,
è o' voto chino 'e lacreme dell'ultimo Compagno militante.....

ACCIDIA
(Il piacere del dolce far niente)

L'Accidia è 'nu peccato per giunta capitale ,
nun saccio che significa, l'immagino Bestiale.
Sul dizionario invece, sapite che ho appurato?
l'accidioso è un Ozioso, massimo è 'nu Jettato.

LUSSURIA
(Il Piacere e basta)

Lussuria era un vizietto alquanto disdicevole
si consumava al chiuso, in camera da letto.
Mo' so' cagnate i tiempe, Lussuria è 'n Onorevole
che si esibisce in pubblico o in Camera da Eletto.

AVARIZIA
(Il Piacere di accumulare soldi)

L'AVARO è 'nu spilorcio che rifiuta il buon mangiare
pecchè sa che il giorno dopo è costretto ad evacuare.
Nun consuma 'a moglie a letto, mette 'a parte 'nu milione
che a sua morte (a faccia soia) se li gode 'o sciampagnone.

INVIDIA
(L'unico peccato che non rende piacere)

L'Invidia non è un peccato ma,è una punizione.
Riduce l'invidioso in piena soggezione.
L'altro da lui invidiato diveta un ossessione
che gli ripete in faccia:mi fai compassione.

Le riflessioni

LA PACE? E' UNA BUGIA!

La pace non esiste, la Pace e'un'Utopia
e ' una parola vacua e' solo una Bugia.
La impone il vincitore più forte e prepotente,
non tratta con il vinto, lo rende dipendente.

Poi il vinto cova l'odio, prepara la vendetta,
addestra i kamikaze che nella mischia getta.
Se vince la battaglia, l'oppresso vincitore
diventerà a sua volta crudele ed oppressore.

La Pace e' un girotondo , non sai dove finisce...
soltanto quella eterna,Pace si definisce.
Il tempo senza guerra non può chiamarsi Pace,
ma e' guerra fredda pura, solo il cannone tace.

Perciò quello che specula sul sentimento Pace,
organizzando marce in modo assai fallace,
non e' un soggetto innocuo che crede alla befana,
ma senza mezzi termini (e' un figlio di puttana).

Uno scopo si prefigge, il tristo Mestatore, *
è diventare un capo e dopo un senatore.
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* TRISTO MESTATORE è un ambizioso, che non avendo IDEE ORIGINALI da proporre SFRUTTA, INTRIGANDO,i sentimenti nobili dell'uomo (quale la PACE, la PATRIA, la FEDE, la FAMIGLIA etc.) per emergere e fare carriera.

'A GUERRA

'A GUERRA non è l'inverso della sì detta PACE
ma è tutta 'nata cosa, è 'na cosa VERACE.
La Guerra tu la senti, specie si stai a sotto,
allucche, sangue, polvere al seguito di un botto.
Poi cala un gran silenzio... Po' 'o chianto e 'na creatura
ti fa considerare che 'a Guerra è 'na Sciagura.
Si vuo' campà, 'a combattere 'na guerra permanente
ma nun ti può difendere da' bomba intelligente!
L'hanno inventata i "RICCHI" pe' liberar le genti,
li liberano 'a luntano senza sentì lamenti,
seduti, a mille miglia, 'nanz' a 'nu video gioco,
segnano su 'na mappa "Colpito! Manca poco!".
'Na vota all'arma bianca, si combatteva al fronte
ma almeno eri alla pari col nemico di fronte,
tu lo guardavi in faccia e t' restav' a ment,'
si chillo po' mureva, c'era 'nu pentiment'.
"Madonna che aggio fatto!
Era 'nu pov'r ommo coi stessi miei bisogni
e 'mo io l'aggio acciso e ho ucciso anche i suoi sogni"
Nun bastano medaglie,onori e promozioni
pè fa' stà zitto 'o tarlo che suscita emozioni,
che roseca tutt'a notte fino arrivà mattino:
Chi Uccide non è EROE: Chi Uccide è un ASSASSINO!

PERÓ . . . . .
'A campanella tre vota ha suonato
'nu Maiorese dal Signore è chiamato,
perchè a Maiori, nun è che se more,
ma si ritorna dal Padre e Signore.
Se fà pò 'u nome 'e nu candidato:
'O muorto è Giovann' o, è Diurato?
arriva Mafalda che conferma il verdetto:
E' Diurato, è morto into 'o lietto
A' casa do' muorto comincia 'o casino
arriva Vicienzo e po' Tummasino
che offron il servizio con tanto di fot'
prometton lo sconto pa' prossima vot'.
Chi piglia l'appalto,aiuta i parenti,
gli metton il vestito e 'a scolla pe' denti,
gli metton le braccia sul seno conserte
mentre 'a cummare stennecchia e coperte.
Cumincian le visite,'o primo 'è Clemente,
stà zitto e po'dice: Però' è sorridente!
Po' arrivan' i vicini cu' a faccia dolente,
abbracciano i figli e la moglie silente.
Accummencian'e chiacchiere di cunvinienza:
Doppo mangiato, ha persa coscienza.
"Aggio visto l'autrìere miezo 'o mercato
ma nun se pareva che steve malato!"
A moglie chiagnente,accumincia 'o lamiento:
Era buono e sincero, mai un tradimento.
Po' se ne accorge che ha ditto 'a bugia
pecchè 'nanzo a porta è comparsa Lucia,
una bella vicina piuttosto avvenente
che ha purtato 'o cafè, come fa 'nu parente.
Si chiudon 'e porte per l'ultima notte
e l'ultimo a uscire gli dà a buonanotte.
'O juorno appriesso ce sta 'o funerale
chi vace 'a chiesa',chi aspetta pe' scale
annanzi sta 'o prevete po' tante curone
appriesso c'è 'o carro e chi regge 'o cordone
i familiari,cu ll'uocchi arrossati
seguon il feretro l'un l'altro allacciati.
Il popolo è tanto ed è dispiaciuto,
ma segue il corteo pe' 'n' atto dovuto.
Si scenne po' 'o corso, s'abbannene 'e porte
sia per rispetto e pe' non fa trasere 'a morte.
E' un momento d'incontro pe' miezo paese
si parla del morto in modo cortese:
Era un grande ommo, PERO'! cu rispetto....
e ognuno gli aggiunge 'nu vizio o un difetto.
Per tutta la vita, mi chiederò
pecché 'o Maiorese ha sempe un PERO'!
Peppino Di Lieto
Maggio 2007

'A GHIGLIOTTINA

Su tante cape 'alici 'e 'na specie non marina"
incombe 'na minaccia, incombe 'a ghigliottina.
I nuovi Robespierre, visto 'a proliferazione
'e tanti piscitielli con ampio cannarone
propongon un referendum per la decimazione.
Nun si può tollerare che, esempio, nu Follini,
fonda no 'nu partito ma il " clone di Casini"
sulo per fare il capo 'e quattro o cinque gatti
e assicurarsi il posto anche se non sta ai patti
ed esser in posizione di esercitar baratti.

Peppino Di Lieto Maggio2007

Perché, mi è stato chiesto:citi sempre Follini?
E' il caso più eclatante e in tempi a noi vicini!
Ma unisco a questo esempio qualsiasi partito
che non ha idee nuove ma è solamente "clone"
che costa a noi moltissimo e nuoce alla Nazione.

Accanimento terapeutico

Quanno veco un portafiori cu' 'na bella Rosa rossa
veco 'a morte e sento il puzzo di 'na cosa che appassisce.
Quanno veco e cagnà l'acqua a'sta bella Rosa rossa
pe allungarne l'agonia aspettanno che marcisce,
penso a chello che succere a un malato terminale
quanno s'usa accanimento pe allungarne il gran finale.
Perciò se vuoi donare un bel fiore alla tua cara
mannangello 'ncoppa a pianta è chiù bello e nu fa male.

Peppino Di Lieto ,2007

Filosofia
M' crerevo un pensatore,cogitavo cose 'e pazzi.
L'ata sera 'a doccia fredda: Lo ha già detto Pomponazzi.
A sentenza, è 'e Don Luigi,un filosofo cosciente,
comprovato da Crescenzo,il mio amico l'onnisciènte.
Io, confesso che accertato, questo scritto elaborato,
ho concluso un po' incazzato: Pomponazzi mi ha plagiato!

Peppino Di Lieto 02- 2007

GENESI
Secondo le scritture, 'mpastando la fanghiglia
disse: creerò l'UOMO,uno che mi assomiglia.
Era già il sesto giorno , il SIGNORE affaticato
si accinse a creà 'n ommo col fango lì ammucchiato
forse ,perché era stanco e forse un po' stunato
facette 'nu Mamozio non proprio 'nduvinato
pecchè impastò co' fango, i vizi r'animali
aggiunse l'egoismo, e istinti criminali.
Po, per jonta 'e ruotolo, chesto nun ci vuleva
pe' completare l'opera,creò la donna: EVA.
Però quando s'accorse del mostro che era nato
per evitare confronti ed esser criticato
per tutte le sciagure dall'uomo provocate
diede libero arbitrio: Scegli fra il bene e il male
Questo non scioglie il nodo del dubbio che mi assale
TU hai creato il Bene ,ma chi ha creato il Male?

Peppino Di Lieto 2007

L'estremo saluto
Quanno manca 'nu figlio o 'na giovane sposa,
siente 'o lutto fra 'a gente, si blocca ogni cosa,
il rintocco funereo giunge singolo e forte,
s'accappona la pelle, pare 'a voce da morte.
' o corteo si incammina,'na sciumara di gente
che segue la bara sgomenta e piangente
po' sosta a san Giacomo per l'estremo saluto
e sparisce in silenzio, col volto sparuto.

La metamorfosi

Dicesi metamorfosi la trasformazione
di forma e di struttura, cioè l'evoluzione.
Il nostro Capitone, sentendosi maturo,
per saltare il fosso, si trasformò in Canguro.
E fece il grande salto che lo portò lontano,
lontano da Maiori, perciò fuori di mano.
Da sempre, anche 'a DOMENICA il Capo del Paese
ha convissuto insieme co' 'a gente maiorese.
Perciò se ora il tempo lo dedica a Follini
e pensa a governarci con i telefonini
si goda la mercede e se ne stia via:
qui serve il tempo pieno e non la mezzadria!
Mostrar come si salta da destra alla sinistra
è gioco di prestigio di chi non amministra.
Certo che non è semplice spiegare l'intrallazzo,
perciò se lascia subito, si toglie l'imbarazzo,
e ce lo toglie a noi, votanti poco accorti,
così non ci costringe a sopportare i torti.
Avrà poi anche il tempo di fare allenamento,
perché con la sua boria non sarà godimento
presentarsi prono e fare un bell'inchino
ai suoi ex nemici, Ferraioli e Bassolino.

Un dì triste a Maiori, 15 Luglio 2007, quando nel corso di un incontro casuale mi fu negata, con aria sprezzante, una risposta breve, adducendo la ragione che fosse Domenica!!!

Peppino Di Lieto

Lettera aperta al Senatore Follini & co.

Con il voto che Le ho dato
Lei si è assiso nel Senato,
e si FOTTE 'na mesata
molto più 'e 'na pensionata.
Or che còlto T'ho in flagranza
mentre vendi cu' arroganza,
il mio voto a Bertinotti
e del mandato te ne fotti,
devi dirmi almeno il fatto
che ti ha spinto a stù misfatto.
Mi dirai ,ne son sicuro,
che il futuro è molto oscuro:
Perdo a Faccia e non son sulo,
salvo il Seggio e pure il Culo!

Peppino Di Lieto 26 febbraio 2007

LUCREZIA 'e Sant' RUMINICO

"Io son Lucrezia e mo mi son scucciata
d'essere pigliata a calci e arrutuliata".
Accussì appariva nsuonno a duje monelli,
donna Lucrezia, vestuta nera e rossa di capelli.
Cu 'nu teschio' truvato int u cascione
into a la chiesa, jucavano a pallone
duje apprendisti' Marco e Luigino
quanno mancava 'o masto Pasqualino.
Fenettero ' a 'mpruvviso apparizioni,
che spaventavan tanto e duje guaglioni
.quanno gli stessi crerenne a malasciorta
la smisero e pazzià co 'a capa 'e morta
Questo è 'nu fatto che mi fu cuntato
e da doje sorci d'archivio accreditato.
Con modo suadente e un po' volpino
col fare lor, Crescenzo ed Agostino,
mi insinuaron un dubbio nella mente,
sapendo che io ci credo poco o niente,
confermando: Sappiamo ufficialmente
che Lucrezia , là steve veramente !

'O CAPITONE

Per sentirsi adeguato al pesce di stagione
il nostro illustre SINDACO imita 'O CAPITONE.
Difatti, int' 'a 'sti feste, si è visto di sfuggita
mancando appuntamenti, sgusciando tra le dita.
Pazienza se ha mancato di salutar lo staff e i pubblici impiegati
ma non è tollerabile lasciare due ore al freddo i bimbi e gli invitati.
Non servon sostituti, pastarelle e panettone
occorre, SI PRETENDE, un po' di EDUCAZIONE.

Festività natalizie 2006
Peppino Di Lieto

Riferimento:Invito del Sindaco alla cittadinanza del 22-12-2006 presso l'auditorium L'INCONTRO, per gli auguri natalizi

PROVOCAZIONE

Mio caro Bertolasi Ti voglio da' 'na mano
pe' truva' qualche posto addo' jetta' 'a munnezza
senza l'opposizione ra' gente lesta 'e mano
'O posto è 'nu paese senza chiù giovinezza,
è governato male da un Capo ch'è luntano
e che approfitta assai do' 'o stato di stracquezza.
in cui ha vessato il popolo, che chiama buona gente
che priva del diritto di farsi 'o bagno 'a mare
Ci sfotte, ci circuisce, ci chiama buuuona gente
Ci priva di diritti, ci face pagà 'a spiaggia
'o posto po' parcheggio e a gente è indifferente

Perciò approfitta! accattate 'o Demanio l'unico che è rimasto
Nisciuno scende in piazza manco si gli fai male
Massimo sentirai dire: Ih!ih! io mica son PASCALE!

SCETATEVE GUAGLIUNI A VITA E' A VOSTRA

Songo nato Maiorese

Quando sento un Milanese, uno 'e Napoli o 'e Torino
che si vanta che è Verace, pecchè è nato cittadino,
mi vien voglia di gridare al " bavuscia Milanese"
Io sì, son fortunato, SONG' NATO MAIORESE
pecchè Maiori è 'nu paese molto umano e piccirillo,
ci chiamamm' tutti a nome, mai nisciun' dice "chillo"
simm' nati into 'e case, 'o signor' e 'o puveriello
su'nu matarazz' 'e lana, su 'e scuogli o su 'o feniello.
A scena, sempe 'a stessa: l'acqua su 'a fornacella, 'a mamma , 'nu vacile, 'a sora e 'a cummarella.
Po' arrivava 'a Mammana, Pappalardo Raffelina,
e nelle sue mani magiche nasceva una bambina.
L'infanzia into 'o paese, allegra po' passava
certo cu' quacche pena, che 'a mamma cunsulava
Po' a vita ci pigliava, un po' ci sparpagliava
ma addore do' presepio a casa ci chiamava.
Là c'erano gli abbracci fra amici e fra parent'
e se faceva a conta 'e chell' che eran'assent'
e si spanneva a voce pe' strade do' paese:
Sapite chi è turnato? Ciccillo cu' l'Agnese.
Chesto succede a nuje, è un uso paesano
ma nun succede a vuje, a Roma ne a Milano.
'A conclusione è questa, Verace Cittadino
che tu resti un anonimo io invece so Peppino.

Dalla trascrizione di una intercettazione telefonica

Vulesse verè a te...

Nun so' d'accordo ma lo sai cosa è costato
e i culi che ho leccato pe' esser candidato.
E mo che per fortuna io songo deputato
cu' tanto di stipendio che non ho mai sognato
(cinque ann' assicurati e poi son pensionato)
dovrei fare l'eroe? turna' disoccupato?
Vulesse verè a te, 'nnanze a n'aut-aut
"o voti la fiducia oppure tu t' futt'"
si facisse l'eroe in modo meritorio
rinunciando a 'sta pàcchia che è Montecitorio!

Peppino Di Lieto - Giugno 2007

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